Durante le tre stagioni della prova le cover crop hanno riportato diversi livelli di danno alla biomassa aerea, in funzione del loro stadio di sviluppo e delle temperature minime rilevate durante i mesi invernali. Durante la prima stagione la temperatura minima (-3,3 °C) è stata rilevata a inizio dicembre, durante la seconda stagione la temperatura minima a cui è stata attribuita la diminuzione della biomassa area della cover crop è stata misurata a inizio gennaio (-4,6 °C), mentre durante la terza stagione è stata misurata a fine novembre (-2,8 °C). La terminazione tramite congelamento naturale ha avuto un’efficienza alta sia per la senape varietà Achitect, sia per l’avena, che ha però mostrato una spiccata tendenza al ricaccio primaverile.
La senape varietà Octopus invece è risultata essere meno soggetta alla terminazione tramite congelamento naturale. I dati riassuntivi sulle percentuali di congelamento valutate nelle diverse parcelle sono riportati nella tabella sottostante.
Effetto sulla decomposizione dei residui di mais
Alla fine della seconda e della terza stagione di coltivazione delle cover crop è stato valutato l’effetto sulla velocità di decomposizione degli stocchi della precedente coltura di mais, che erano stati lasciati sulla superficie del terreno. Dai dati raccolti nelle due stagioni di prova (2020/2021 e 2021/2022) è emerso che la coltivazione delle cover crop (in particolare dell’avena) velocizza la degradazione dei residui di mais che rimangono sulla superficie del suolo in sistemi colturali che applicano tecniche di minima lavorazione. La presenza di residui di mais nelle parcelle di cover crop, infatti, rispetto alle parcelle di controllo a suolo nudo, è diminuita in media del 49%. Inoltre, il miscuglio è risultato essere efficace nell’indurre un aumento del 35% della stabilità degli aggregati del suolo (tra 0 e 5 cm di profondità) rispetto alle parcelle di controllo. I risultati dei due anni relativi alla presenza del residuo colturale nelle diverse parcelle di cover crop sono riportati in questo grafico.
Una maggiore stabilità degli aggregati concorre a ridurre la formazione di croste superficiali durante l’inverno e l’inizio della primavera.