Nel breve periodo l’incremento della disponibilità di azoto assimilabile dalle piante non è indotto da tutte le cover crop ma solo da alcune. La concentrazione di azoto assimilabile nel suolo (azoto nitrico+azoto ammoniacale) è ben correlato al rapporto C/N della biomassa prodotta dalle cover crop. Per valori di C/N attorno a 10 si ha il massimo rilascio di azoto potenzialmente disponibile (Npd). Con l’aumento del valore C/N fino a circa 20 l’Npd diminuisce fino ad annullarsi. Per valori superiori a 21 (biomassa povera di azoto), il suolo ne viene impoverito perchè i microrganismi del suolo utilizzano l’azoto del suolo per la loro attività di degradazione della sostanza organica fresca prodotta dalla biomassa delle cover crop. Il rapporto C/N dipende sia dalla specie sia dallo stadio fenologico in cui si trova al momento della terminazione. In generale le graminacee e le brassicacee hanno un elevato contenuto di azoto nella prima fase vegetativa e successivamente si riduce: esse hanno quindi un interesse per il loro apporto di azoto fino alla fine dell’accestimento (graminacee) e fino alla pre-fioritura (brassicacee). Le leguminose invece conservano un elevato valore C/N fino all’inizio della fioritura, momento in cui è massimo il potenziale contributo che possono esprimere per la concimazione della coltura da reddito. Riportiamo sotto una tabella ricavata dai risultati produttivi dei progetti BENCO e COCROP con i dati di biomassa aerea, C/N, e Npd di alcune cover crop; i valori con segno positivo (+) indicano il rilascio di azoto, viceversa i valori con segno negativo (-) indicano una immobilizzazione di azoto. Naturalmente, l’azoto effettivamente disponibile in campo più basso, in misura variabile, in base all’entità delle perdite per lisciviazione e denitrificazione causate da precipitazioni e ristagno idrico; indicativamente, per una primavera con piovosità media, si può adottare un valore di efficienza attorno all’80%.
Per le cover crop gelive, la biomassa ancora indecomposta in campo a fine inverno risulta molto ridotta rispetto al picco raggiunto prima del gelo; nel caso della senape bianca, ad esempio, è solo il 40% circa. Il destino dell’azoto non più presente come biomassa può essere la sua conservazione nel suolo oppure la perdita per lisciviazione, a seconda della piovosità.
Ai fini della concimazione è interessante conoscere cosa succede all’azoto delle cover crop durante il ciclo colturale.
Per tale scopo, riportiamo i risultati di una simulazione della dinamica dell’azoto minerale nel suolo dopo l’incorporazione in primavera di tre diverse cover crop: veccia vellutata, segale e senape bianca. La figura riporta anche l’assorbimento di azoto del mais da granella durante le sue diverse fasi fenologiche (per maggiori informazioni sui parametri considerati per questi calcoli si veda la scheda n. 5 della pubblicazione “Cover crop: schede tecniche di coltivazione“).
I risultati evidenziano che solamente in seguito all’incorporazione della veccia si ha rilascio di azoto; segale e senape determinano invece una iniziale immobilizzazione di questo elemento, lieve per la senape, più marcato per la segale. Queste dinamiche sono utili anche per valutare le tempistiche di somministrazione del concime azotato: nel caso della veccia, non risulta necessaria una somministrazione alla semina e l’intera dose può essere applicata alla seta-ottava foglia mentre, nel caso della segale, un apporto di azoto in pre-semina è necessario per evitare carenza e diminuzione di resa.